Intervista CDA: Horeca, Conserve Italia punta sulla cultura del prodotto

Intervista CDA: Horeca, Conserve Italia punta sulla cultura del prodotto

Redazione
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Casadio: “La pandemia ha portato alla luce l’importanza del fuori-casa. Le aziende di produzione e i consorzi della distribuzione devono creare momenti di confronto”

Cultura di prodotto, collaborazione tra distribuzione e mondo produttivo, supporto ai punti di consumo. Sono queste le basi su cui far leva per la ripartenza del settore horeca, duramente colpito dalla pandemia, secondo Conserve Italia, gruppo cooperativo con sede a San Lazzaro di Savena (Bologna), specializzato in conserve ortofrutticole.

Player di riferimento nel settore della trasformazione alimentare, Conserve Italia associa oltre 14 mila produttori agricoli e lavora 550 mila tonnellate di frutta, pomodoro e vegetali in 13 stabilimenti produttivi, di cui dieci in Italia, due in Francia e uno in Spagna. Il fatturato del gruppo è di circa 900 milioni di euro con oltre tremila collaboratori tra addetti fissi e stagionali. Particolarmente importante è la presenza nel canale fuori-casa, dove il gruppo opera sia nell’ambito food che nel beverage con marchi simbolo del made in Italy alimentare quali Yoga, Valfrutta, Derby Blue, Cirio e Jolly Colombani.

Inevitabile tracciare quindi un primo bilancio dopo più di un anno di pandemia. Un duro colpo, ma che potrebbe avere anche risvolti positivi per chi saprà coglierli. Ne sono convinti in Conserve Italia. “Negare che sia stato un anno e mezzo difficile non si può. – spiega Pier Franco Casadio, direttore commerciale horeca – C'è stato sicuramente un momento molto complicato durante la pandemia nel quale la filiera distributiva è stata messa sotto stress sotto ogni aspetto: produttivo, economico e logistico. Ritengo però che la nostra azienda abbia risposto in maniera positiva, cogliendo l’occasione per essere ancora più competitiva e vicina all’empasse del canale, al quale non abbiamo mai fatto mancare il nostro supporto”.

Intervista CDA: Horeca, Conserve Italia punta sulla cultura del prodotto

“Prima della pandemia – aggiunge Casadio - molti non conoscevano l’esistenza di una filiera horeca, che lega aziende di produzione, distribuzione e punti di consumo. Questo periodo ha fatto emergere un universo sconosciuto ai più, riconoscendo dunque l’importanza e il valore del settore fuori-casa come strategico per l’economia italiana”. Un comparto che ha bisogno di unire le forze per fronteggiare la crisi ed essere competitivo in futuro. “Auspico sempre di più una collaborazione costante e continuativa da parte delle aziende di produzione e delle aziende di distribuzione. Perché entrambe hanno come punto d’arrivo bar, ristoranti e locali in genere”, afferma il direttore commerciale horeca di Conserve Italia.

Intervista CDA: Horeca, Conserve Italia punta sulla cultura del prodotto

“Il luogo di consumo è fondamentale perché è dove ‘incontriamo’ i consumatori. Il gestore-imprenditore del punto vendita deve essere quindi sempre più acculturato sul prodotto. Cultura che come azienda riusciamo a dare solo in parte perché non conoscendo perfettamente il territorio abbiamo bisogno di partner strategici, ossia le aziende di distribuzione, che hanno un rapporto diretto col punto vendita e possono veicolare non solo le strategie commerciali, ma soprattutto la cultura del prodotto”. Elemento indispensabile per Casadio: “La conoscenza non è più sufficiente, ci vuole cultura. La conoscenza di un prodotto si può avere con una ricerca su internet, ma la cultura è una cosa completamente diversa. Se come filiera non instauriamo questo fil rouge ritengo che difficilmente questo mondo possa continuare ad avere 300 mila punti vendita”.

Un percorso che per Conserve Italia si realizza attraverso confronto e formazione: “Sarà sempre più importante che aziende di produzione e consorzi della distribuzione creino dei momenti di confronto. Noi stessi durante la pandemia abbiamo svolto un'ottantina di incontri di formazione in collaborazione con le aziende di distribuzione che hanno mostrato interesse nel voler formare i propri venditori in maniera esaustiva “.

L’obiettivo è farsi trovare pronti di fronte ai cambiamenti, al nuovo stile di vita del consumatore. “Durante la pandemia è cresciuta ulteriormente la volontà, da parte di questi ultimi, di prendere informazioni sui prodotti consumati. Questo ha generato nuova linfa nel sistema distributivo, spingendo gli attori del canale a scelte più coerenti e a un bilanciamento dei propri pesi commerciali. Nelle fasi di ripartenza post Covid abbiamo notato profondi cambiamenti, su tutti ci hanno sorpreso piacevolmente gli acquisti dei prodotti biologici e di quelli senza zucchero aggiunto“, spiega il direttore commerciale horeca dell’azienda emiliana. 

“C’è una diversa consapevolezza nel consumatore che deve aiutare i gestori dei punti vendita nel proprio lavoro quotidiano. Chi saprà coglierla avrà un importante vantaggio competitivo rispetto agli altri – aggiunge Casadio – Le richieste del consumatore saranno orientate all'igiene, intesa come attenzione, cura e sanificazione dei macchinari inerenti alla somministrazione e sicurezza per quanto riguarda i prodotti che vengono consumati. Ci sarà sempre maggior richiesta di ingredienti 100% italiani e qualitativamente in linea con l’idea di benessere voluta da chi consuma”.

E proprio questo tema negli ultimi anni ha penalizzato i succhi di frutta. Settore su cui Conserve Italia può vantare un’importante leadership di mercato. Il direttore marketing horeca Gabriele Angeli spiega: “Erroneamente ritenuto non salutare e demonizzato per gli zuccheri, il succo è un prodotto che in realtà ha molto da raccontare e deve riprendersi il ruolo di bevanda dissetante e piacevole, che fa anche bene. Stiamo lavorando sempre di più per togliere gli zuccheri aggiunti e mantenere solo quelli che sono naturalmente presenti nella frutta”.

Una direzione chiara che si ritrova nelle novità che Conserve Italia sta portando sul mercato delle bevande. “Fiduciosi per la ripartenza del fuori casa, abbiamo un piano di innovazione molto robusto – afferma Angeli – Nel mondo Yoga abbiamo lanciato due centrifugati in linea con le esigenze di consumo moderne e nella linea dedicata ai succhi senza zuccheri aggiunti abbiamo rilanciato i classici pera e pesca con prodotti Igp. E poi abbiamo un progetto, chiamato Difesa, che interessa sia Yoga che Derby Blue, per cui puntiamo su una bevanda Ace al Passion Fruit con in più vitamina D e zinco, dosati scientificamente. Oltre al fatto che sempre per questa ricerca di prodotti senza zuccheri aggiunti, abbiamo due nuove versioni del nostro tè freddo a marchio Yotea, nelle varianti limone e pesca zero”.

Oltre all’evoluzione nello stile dei consumi, la pandemia ha sicuramente accentuato l’attenzione su temi fondamentali quali la sostenibilità e il digitale. “Sul tema della sostenibilità lavoriamo già da diversi anni, anche molto prima della pandemia. – spiega Angeli – I nostri interventi di mitigazione dell’impatto ambientale riguardano tutto il processo produttivo, partendo dal campo con progetti sperimentali di agricoltura di precisione che abbiamo realizzato in collaborazione con l’Università di Milano, allo scopo di ridurre il consumo idrico e razionalizzare i trattamenti fitosanitari in campo, mettendo a disposizioni nuovi strumenti e tecnologie per i nostri soci agricoltori. Non ci siamo fermati a questo aspetto: da anni ormai tutta la produzione a marchio Valfrutta è realizzata grazie a energia eolica e i nostri principali stabilimenti sono dotati di impianti di cogenerazione".

Riguardo al packaging invece, "da tempo stiamo riducendo il peso delle nostre plastiche e arriveremo presto all'adozione per gran parte dei nostri pack di 100% pet riciclato. Introdurremo a breve anche la cannuccia di carta, in sostituzione di quella di plastica”. Il direttore commerciale horeca Casadio sottolinea altri due aspetti oltre a quelli citati: “Il 20% dei nostri trasporti avviene via ferrovia, con notevole riduzione delle emissioni di CO2. E non dimentichiamo che la maggior parte dei nostri siti di trasformazione si trova proprio al centro dei territori di produzione, per evitare il lungo trasporto dai campi allo stabilimento”. 

Il digitale è invece la chiave per comunicare meglio tutto il settore e per arrivare al consumatore. “Pensiamo al sempre maggior sforzo del mondo dell’horeca per intercettare i più giovani, quelli più evoluti nel mondo del digitale e dei social. Stiamo assistendo a un'evoluzione molto veloce – sottolinea Angeli – Il consumatore oggi non fa quasi più scelte casuali, non si ferma al primo locale che trova per strada, se non nei momenti di necessità. Per essere scelti bisogna quindi farsi notare e saper comunicare. In questo devo dire che stiamo collaborando con molti dei nostri clienti sia della distribuzione, che ha cominciato anch'essa ad approcciare digitale e social anche se un po’ a macchia di leopardo, che del mondo dei pubblici esercizi”. 

Digitale come strumento di formazione, di comunicazione, ma anche mezzo per fare cultura di prodotto. “Stiamo lavorando alla nostra Accademia dell'horeca, un portale-contenitore dove vogliamo mettere a disposizione del fuori casa tutto quello che c'è dietro un nostro prodotto. Quindi - conclude Casadio - non solo le sue caratteristiche di ricetta, ma anche tutto quello che l'azienda fa su tutti i fronti, anche dal punto di vista della sostenibilità”.

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